Kenya: le origini dei masai

I masai usano dire che la loro origine ebbe luogo quando il progenitore di tutti i masai – Mamasinta – risalì il gran burrone. Il riferimento geografico calza bene con la serie di ripide scarpate che separano il deserto del Turkana nel nord del Kenya dagli altipiani centrali del paese. Da vari indizi linguistici, della tradizione orale, ma anche archeologici, si sa che i masai hanno iniziato la loro migrazione verso sud dalla valle del Nilo verso il XVI secolo.

altri gruppi ora viventi attorno al monte Elgon. I masai si sarebbero divisi e spostati verso le savane a sud del monte Marsabit (i samburu), alcuni verso il monte Elgon, e gli altri verso gli altipiani di Laikipia. Da qui avrebbo raggiunto i territori che occupano attualmente – distretti di Kajiado, Narok e Trans-Mara in Kenya, e tutto il nord della Tanzania fino a Dodoma – arrivando alla massima estensione verso il 1750. Questa data è estrapolata dalla serie dei gruppi di iniziazione. Ogni serie ha un nome che viene tramandato oralmente, e ogni serie dura circa vent’anni. Per quanto riguarda l’estensione territoriale, vale la pena ricordare che i masai dividevano il territorio in aree sotto il loro stretto controllo – ogni clan conosceva l’estensione di sua proprietà ed ogni famiglia del clan conosceva perfettamente i terreni loro appartenenti; aree di loro pertinenza, ad esempio quasi tutto il Nyandarua dalle odierne Gilgil a Nyahururu. Erano queste aree di passaggio e di pascolo libero, usate solitamente in caso di carestia o particolare siccità. Esistevano inoltre aree condivise con altri gruppi etnici. Ad esempio i monti del Mau Range, le foreste abitate da ndorobo, elgeyo e marakwet, le aree di confine con i kikuyu. I masai utilizzavano questi territori, senza considerarli loro esclusivo appannaggio. I masai ebbero subito la nomea di un gruppo guerriero feroce. Queste dicerie erano messe in giro da i portatori kamba e dai mercanti arabi che non volevano incoraggiare altri gruppi ad esplorare l’interno e stabilire rotte mercantili alternative. Se è vero che i masai usavano razziare il bestiame di altri gruppi etnici, questo è vero di tutti gli altri gruppi. Nei riguardi dei carovanieri schiavisti, si sa che i masai li combattevano solo se cercavano di catturare schiavi tra la loro gente. Le maggiori rotte usate dagli schiavisti passavano nel bel mezzo del territorio masai, e la tratta è continuata per almeno tre secoli. Nei confronti dei coloni bianchi, si conosce un solo caso di attacco di massa. Si trattava di una vendetta dopo che un gruppo di inglesi aveva ucciso dei buoi e rubato altri capi di bestiame nella zona dell’odierna Mahi Mahiu, a circa 50 km ad ovest di Nairobi. Tra il 1883 e il 1902, i masai soffrirono a causa della peste bovina e del vaiolo. Negli stessi anni, una serie di siccità – non piovve totalmente nel 1897 e 1898 – portò alla morte di gran parte del bestiame e forse di un terzo della popolazione. Allo stesso tempo, lotte interne portarono alla scomparsa quasi totale di alcuni clan, quali i Laikipia, e a nuovi rapporti tra i diversi clan. L’arrivo dei colonizzatori inglesi corrisponde a questo periodo di debolezza sociale dei masai che, con due trattati nel 1904 e 1911 videro il loro territorio drasticamente ridotto in Kenya. In Tanzania, essi persero tutti i terreni più fertili dal Kilimanjaro al monte Meru. (Da non confondere con l'omonimo monte in Kenya). Altro terreno venne perso con la creazione dei grandi parchi nazionali della regione Amboseli, Hell’s Gate, Masai Mara, Nairobi, Samburu, Lake Nakuru, e Tsavo in Kenya; Lake Manyara, Ngorongoro,Tarangire e Serengeti in Tanzania. Occorre però dire che molte aree di questi parchi sono ora aperte al pascolo o lasciate in gestione alle comunità locali. Oggi i masai sono divisi in dodici clan (Keekonyokie, Damat, Purko, Wuasinkishu, Siria, Laitayiok, Loitai, Kisonko, Matapato, Dalalekutuk, Loodokolani and Kaputiei.), anche se esistono clan minori, spesso citati come sottoclan.

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